Bolzano, Göttingen, 13 gennaio 2023
In occasione della Giornata Mondiale delle Religioni del 15 gennaio, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) mette in guardia dall’intenzione del governo cinese di nominare il successore del Dalai Lama, che ha 87 anni, secondo il proprio interesse. Il governo cinese vuole controllare ancora di più la regione del Tibet e il buddismo tibetano nominando il proprio Dalai Lama. Fa parte della loro strategia di “sinizzare” tutte le religioni del Paese, cioè di metterle in riga. Tutta l’Europa e gli Stati che hanno a cuore la libertà religiosa devono dire chiaramente a Xi Jinping che non accetteranno interferenze da parte dello Stato cinese nella successione del 14. Dalai Lama. Con la distruzione di migliaia di monasteri, l’indottrinamento spietato di monache e monaci e la diffamazione del XIV Dalai Lama, la Cina ha cercato di distruggere il buddismo tibetano per quasi sette decenni. I tibetani, tuttavia, continuano a venerarlo. Il suo messaggio di non violenza e tolleranza religiosa è in netto contrasto con il Partito Comunista Cinese, che non riconosce alcuna religione al di fuori della propria ideologia. Il 14. Dalai Lama è uno dei rifugiati politici più famosi al mondo. Fuggito dal Tibet verso l’India nel 1959, lascia raramente il Paese a causa dell’età. Più di dieci anni fa aveva già annunciato che si sarebbe occupato personalmente della sua successione durante la sua vita.
Il Panchen Lama svolge un ruolo importante nella nomina del prossimo Dalai Lama. Il Dalai Lama aveva riconosciuto Gedhun Choekyi Nyima come reincarnazione del 10. Panchen Lama e quindi come 11. Panchen Lama. Poco dopo, il 17 maggio 1995, è stato rapito all’età di sei anni. Da allora non c’è più traccia dell’ormai 33enne. Anche la sua famiglia è stata rapita in quel periodo. Tutti gli Stati che la pensano allo stesso modo, devono battersi in ogni occasione per chiarire il destino del Panchen Lama. Dopo il rapimento, il governo cinese insediò un ragazzo di nome Gyaltsen Norbu come 11. Panchen Lama. È al servizio di Pechino come burattino per un’apparente libertà religiosa. Il regime lo strumentalizzerà anche nel tentativo di nominare un Dalai Lama fedele al governo.
Secondo un rapporto delle organizzazioni “Tibet Justice Center” e “International Tibet Network”, la propaganda cinese sta cercando di ritrarre il Panchen Lama che ha nominato come una sorta di portavoce degli interessi tibetani. Secondo il rapporto, inoltre, sta diventando sempre più difficile per i giovani monaci ricevere un’educazione religiosa nei monasteri rimasti. Un numero sempre maggiore di loro viene educato nelle scuole statali cinesi, il che sta interrompendo il loro legame con la propria cultura e i valori buddisti.