Bolzano, Göttingen, 13 luglio 2023
Nel nord della Siria, la Turchia sta usando l’acqua come arma contro la minoranza curda e altre minoranze, come critica l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM). Circa 1,5 milioni di persone nelle aree nord-orientali della Siria sono tagliate fuori dall’approvvigionamento idrico. La città multietnica e multireligiosa di Hasakeh è particolarmente colpita. La Turchia controlla l’acquedotto di Alok a Ras Al Ain dal 2019. Questa era la principale fonte di acqua potabile della regione. L’autogoverno autonomo curdo nel Nord della Siria sta cercando di rifornire la popolazione con autobotti. Ma è difficile e costoso: a causa dei continui attacchi ai campi petroliferi e alle raffinerie, la benzina e il diesel scarseggiano. Anche le vie di trasporto attraverso la Turchia sono sotto attacco. Tutto ciò ha reso l’acqua estremamente costosa. Con la siccità e il caldo persistenti, l’acqua non è sufficiente nemmeno per tre giorni a persona. L’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale (AANES) mette in guardia da una grave catastrofe umanitaria se la Turchia non cambierà immediatamente la sua politica.
Allo stesso tempo, i governi della NATO a Vilnius hanno apparentemente capitolato alla politica di ricatto della Turchia per rendere possibile l’ammissione della Svezia all’alleanza. Finora, la Svezia era considerata un rifugio sicuro per i membri dell’opposizione curda e turca che fuggivano dalle persecuzioni dello Stato turco verso il Paese scandinavo. Ora si teme che la Svezia stia gettando a mare i principi dello Stato di diritto. Le previste consultazioni annuali sulla sicurezza porterebbero i membri dell’opposizione a portata di mano dei servizi di sicurezza turchi. Anche altri Paesi della NATO daranno alla Turchia un maggiore sostegno nella lotta al movimento per la libertà dei curdi.
Anche in Germania la politica si sta rendendo sempre più accondiscendente nei confronti di Erdogan e del suo governo. Dovrebbe invece lanciare un’iniziativa diplomatica per far sì che la Turchia ponga fine alla sua disumana politica idrica. Perché l’uso dell’acqua come arma è vietato a livello internazionale per buone ragioni oltre che essere proibito dal diritto internazionale.