Bolzano, Göttingen, 13 febbraio 2019
Dopo la morte violenta di quattro pazienti bruciati vivi durante un attacco a un ospedale in Camerun, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto un’indagine indipendente e la persecuzione legale dei responsabili. Nella notte dal 10 al 11 febbraio uomini armati hanno attaccato e dato fuoco all’ospedale di Kumba causando così la morte di quattro persone. Non è chiaro chi siano i responsabili dell’attacco armato, del quale si accusano a vicenda l’esercito regolare e le milizie indipendentiste delle regioni anglofone del Camerun. L’APM si è anche appellata alle parti in conflitto perché rispettino il diritto umanitario e garantiscano la tutela della popolazione civile.
Gli attacchi a scuole ed ospedali hanno conseguenze terribili per la vita della popolazione civile poiché causano la fuga del personale medico ed infermieristico e degli insegnanti con il conseguente crollo dell’intero sistema sanitario e scolastico. Attualmente in Camerun circa 460.000 persone sono in fuga dalla crescente violenza: di queste 437.000 hanno trovato rifugio nelle regioni francofone del paese mentre alcune decine di migliaia sono state accolte nella vicina Nigeria.
L’APM si appella anche alla comunità internazionale affinché si impegni maggiormente a mediare tra le parti in causa per raggiungere una soluzione politica e pacifica alla guerra civile che rischia di devastare le regioni anglofone del paese africano. Lo scorso 7 febbraio undici persone sono rimaste ferite durante un attacco al convoglio del governatore Bernard Okalia Bilai. Nell’attacco sono stati feriti diversi soldati che scortavano il convoglio e una giornalista. Finora in febbraio sono morte sei persone, di cui due sono state uccise a Bamenda e altre quattro a Buéa. Continuano anche gli attacchi alle scuole.
Da novembre 2016 si susseguono gli scontri armati nelle regioni nordoccidentali e sudoccidentali dove delle milizie armate si battono per uno stato anglofono indipendente. Le autorità finora hanno reagito con misure di massiccia repressione, tra cui la recente ondata di arresti di massa di giovani.