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Anniversario del genocidio contro i Rohingya (25 agosto). Escalation di violenza contro i Rohingya

Bolzano, Göttingen, 23 agosto 2024

Un campo profughi dei Rohingya in Bangladesh. Foto: EU/ECHO/Pierre Prakash via Flickr. Un campo profughi dei Rohingya in Bangladesh. Foto: EU/ECHO/Pierre Prakash via Flickr.

In occasione del settimo anniversario del genocidio contro i Rohingya (25 agosto 2017), l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede alla comunità internazionale di intervenire in modo più efficace contro l’escalation di violenza contro i Rohingya e altre minoranze etniche in Myanmar. Il genocidio contro i Rohingya continua. Nello Stato di Rakhine, loro patria, i Rohingya sono ancora sotto il fuoco incrociato dell’esercito del Myanmar e dell’esercito ribelle dell’Arakan. Entrambe le parti stanno commettendo crimini contro l’umanità.

Migliaia di Rohingya stanno fuggendo dal Myanmar a causa degli attacchi in corso, ma vengono presi di mira anche durante la fuga. Ci sono notizie di massacri e stupri. Dal colpo di Stato militare del 2021, la tragedia dei Rohingya ha raggiunto proporzioni apocalittiche. Nonostante ciò, non c’è stata una risposta efficace da parte delle Nazioni Unite, dell’UE e dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) per impedire che il genocidio continui.

Chiediamo alla comunità internazionale di sostenere il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché deferisca la situazione in Myanmar alla Corte penale internazionale per porre fine all’impunità dei militari. Le prove dei crimini commessi dai militari contro i Rohingya e altre minoranze in Myanmar sono schiaccianti. Ad oggi, nessuno è stato chiamato a rispondere del genocidio dei Rohingya o delle atrocità commesse contro altri gruppi etnici del Paese. Le attuali indagini della CPI si concentrano esclusivamente sui crimini commessi in Bangladesh, poiché il Myanmar non è uno Stato parte dello Statuto di Roma e non collabora con la CPI. Le Nazioni Unite dovrebbero adoperarsi per garantire che le indagini vengano ampliate e che vengano presi in considerazione anche gli attuali atti di violenza.

L’aumento della violenza contro i bambini in particolare è allarmante. I responsabili devono essere chiamati a rispondere di questi crimini di guerra. L’anno scorso le Nazioni Unite hanno registrato un totale di 2.800 gravi violazioni dei diritti umani contro i bambini in Myanmar. L’esercito in Myanmar sta inoltre reclutando sempre più minori – più di 1.000 casi sono documentati nell’ultimo rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite sui bambini nei conflitti armati <https://documents.un.org/doc/undoc/gen/n24/095/07/pdf/n2409507.pdf>. Chiediamo all’ONU di intensificare gli sforzi per proteggere i bambini.

Nel 2016 e nel 2017, l’esercito del Myanmar ha condotto attacchi contro i Rohingya <https://www.gfbv.de/de/informieren/themen/asien/laender-und-regionen/myanmar/> nello Stato di Rakhine, uccidendo migliaia di persone e facendo sfollare più di 700.000 Rohingya in Bangladesh. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati <https://www.uno-fluechtlingshilfe.de/hilfe-weltweit/myanmar>, quasi un milione di rifugiati Rohingya vive attualmente in Bangladesh; un totale di circa 1,3 milioni di persone è fuggito dal Myanmar verso i Paesi vicini. Dal 2019 è in corso presso la Corte internazionale di giustizia (CIG) un procedimento per genocidio avviato dal Gambia contro il Myanmar. Il governo tedesco si è unito a questo procedimento per genocidio nel 2023. La Corte penale internazionale ha avviato un’indagine nel 2018.