Bolzano, Göttingen, 15 febbraio 2024
L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) mette in guardia dai crescenti attacchi politici allo status federale del Kurdistan iracheno. I partiti radicalizzati sciiti e sunniti e le milizie nel sud e nel centro dell’Iraq stanno cercando di togliere l’autonomia alla regione. Il Kurdistan iracheno è diventato un rifugio per milioni di rifugiati interni iracheni e per centinaia di migliaia di persone provenienti dalla Siria e dall’Iran. Anche politici iracheni e dignitari cristiani come il patriarca caldeo cardinale Louis Sako e l’ex parlamentare iracheno Mithal al-Alusi stanno trovando rifugio in Kurdistan. La comunità internazionale deve urgentemente impedire che le forze islamiste, di qualsiasi appartenenza, prendano il controllo di questo ultimo bastione della libertà religiosa e della tolleranza in Iraq. L’Unione Europea e gli Stati alleati devono usare la loro influenza sul governo centrale di Baghdad per proteggere lo status del Kurdistan dai partiti radicali.
I partiti islamisti sciiti filo-iraniani stanno apertamente cercando di minare lo status del Kurdistan iracheno sancito dalla Costituzione irachena. Ad esempio, hanno fatto in modo che i dipendenti delle istituzioni statali della regione non vengano più pagati. Contrariamente alla Costituzione, stanno rivendicando unilateralmente il controllo amministrativo sulla provincia di Kirkuk, ricca di petrolio. L’articolo 140 della Costituzione irachena dovrebbe di fatto risolvere questa disputa. I partiti sciiti e sunniti lo hanno di fatto abolito con il sostegno rispettivamente dell’Iran e della Turchia. Nonostante le loro rivalità, i vicini sciiti e sunniti dell’Iraq sono d’accordo su una cosa: vogliono combattere spietatamente tutti gli sforzi curdi per una maggiore autonomia. Sarebbe importante per gli Stati occidentali preservare l’unico luogo in Iraq in cui prevale ancora la diversità etnica e religiosa.
Oltre agli attacchi istituzionali allo status della regione nel sistema federale iracheno, il Kurdistan è esposto a una violenza esterna permanente. Né la Turchia, membro della NATO, né il regime dei mullah in Iran rispettano la sovranità territoriale dell’Iraq. Bombardano quasi quotidianamente le aree curde con droni e aerei da guerra. Molte persone nel Kurdistan iracheno sono molto preoccupate. Paragonano il pericolo per il Kurdistan a quello del 1991, quando milioni di persone dovettero fuggire sulle montagne dall’avanzata dell’esercito dell’allora dittatore Saddam Hussein.
Secondo l’articolo 140 della Costituzione irachena, il 31 dicembre 2007 la popolazione dei territori contesi avrebbe dovuto votare in un referendum se Kirkuk e le altre province interessate dovessero appartenere alla Regione autonoma del Kurdistan o allo Stato centrale iracheno.