Bolzano, Göttingen, 19 novembre 2024
In occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra il 20 novembre, l’Associazione per i popoli minacciati (APM) denuncia la continua inazione della comunità internazionale nei confronti della catastrofica situazione dei bambini in Myanmar e nei campi profughi in Bangladesh. I bambini e le bambine Rohingya crescono senza prospettive. Fame, violenza e discriminazione caratterizzano le loro vite – eppure il loro destino passa in gran parte inosservato al mondo.
Nel suo rapporto sui bambini nei conflitti armati, il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres traccia un quadro desolante della situazione a livello mondiale: il numero di gravi atti di violenza contro i bambini è aumentato del 21% nel 2023, mentre i casi di uccisione e mutilazione sono aumentati di un allarmante 35%. I bambini in Myanmar, a Gaza, in Ucraina e in altre aree di crisi subiscono il peso dei conflitti. I bambini rohingya vengono reclutati dai gruppi armati, le bambine sono spesso vittime di traffico di esseri umani e di violenza sessuale. La psicologa infantile Ambia Perveen, che ha visitato il campo profughi di Kutupalong-Balukhali, nel distretto di Cox’s Bazar, in Bangladesh, nell’agosto del 2024, riferisce: “In uno dei grandi ospedali funzionanti del campo, gestito da Medici Senza Frontiere, undici neonati rohingya sono in attesa di essere accolti dai bangladesi o da altre comunità. Le ragioni sono diverse, ma principalmente perché i genitori nei campi in decadenza non sono in grado di nutrire e accudire i propri figli, e i genitori non ricevono sufficiente sostegno”.
Solo in Bangladesh, più di 500.000 bambini Rohingya vivono in condizioni insostenibili in campi sovraffollati come Cox’s Bazar e Bhasan Char. Soffrono di grave malnutrizione e non hanno accesso all’istruzione e alle cure mediche di base. Secondo quanto riferito dalle equipe mediche, le malattie prevenibili non vengono curate, mentre la malnutrizione e i traumi psicologici causano danni duraturi a generazioni di bambini e giovani.
I bambini nelle regioni in conflitto spesso sopportano il peso psicologico dello sfollamento, della perdita e dell’apolidia. Ogni conflitto armato pone fine all’infanzia di innumerevoli bambini. Essi sono costretti ad assumere ruoli adulti nella famiglia e nella società. Questi bambini non sono solo vittime, ma anche attori, ma non hanno alcuna lobby. Il mondo non deve più stare a guardare mentre una generazione di bambini viene spezzata dalle conseguenze di guerre e genocidi. I diritti dei bambini sono universali e spetta a noi adulti farli rispettare in tutto il mondo.