Bolzano, Göttingen, 27 febbraio 2025

Nonostante l’imminente “dichiarazione storica” del fondatore del PKK Abdullah Öcalan prevista per oggi pomeriggio, l’organizzazione per i diritti umani Associazione per i popoli minacciati (APM/GfbV) non è ottimista sulla possibilità di avviare seri negoziati di pace tra i curdi e il governo turco.
La pace ha bisogno di due parti. Non vediamo segnali che la Turchia accetti il minimo dei diritti per i curdi: il rilascio di tutti i prigionieri politici, l’equiparazione della lingua curda al turco e l’autoamministrazione autonoma in e per il Kurdistan.
Al contrario, la Turchia sta cercando in tutti i modi di distruggere l’autonomia dei curdi in Siria con le bombe. Erdoğan si sente rafforzato dal sostegno della NATO e dell’islamismo sunnita internazionale. Vuole continuare la guerra e la violenza contro i curdi dentro e fuori la Turchia.
I curdi, compreso il PKK e Abdullah Öcalan, hanno ripetutamente dichiarato cessate il fuoco unilaterali e mostrato la volontà di deporre definitivamente le armi almeno a partire dal 1992. Lo Stato turco non ha reagito, ma ha invece intensificato la guerra, commesso omicidi di massa e condotto arresti di massa, compreso l’arresto di rappresentanti eletti e giornalisti. I partiti politici sono stati messi al bando e i sindaci eletti sono stati rimossi dal loro incarico. Anche i curdi in esilio sono stati uccisi dalla Turchia.
Ora Öcalan vuole riprovare a fare la pace unilateralmente. Questo tentativo di parlarsi è mille volte meglio che continuare a spararsi addosso. Ma il problema di fondo rimane: la Turchia continua a bombardare dal cielo e sparare da terra e getta in prigione ogni curdo che si batte per la libertà e la pace in Kurdistan e in Turchia.