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Pace tra Turchia e PKK – Erdoğan deve fermare gli attacchi al nord della Siria e rilasciare i prigionieri politici

Bolzano, Göttingen, 3 marzo 2025

Foto di una visita del 2014 nel carcere di Imrali ad Abdullah Öcalan da parte dei presidenti del partito HDP Selahattin Demirtaş e Pervin Buldan. Foto: abdullahocalan.net

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si appella al Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan perchè vengano avviati seri negoziati di pace con il PKK. Per dimostrare che la Turchia è seriamente interessata alla pace con i curdi, Erdoğan deve fermare gli attacchi alle aree curde nel Nord della Siria e rilasciare il fondatore del PKK Abdullah Öcalan, imprigionato da oltre un quarto di secolo, e altri importanti politici curdi come Selahattin Demirtaş. Possono accompagnare con successo e influenzare positivamente il processo di pace solo se sono liberi. Demirtaş è imprigionato in Turchia dal 2016, nonostante la Corte europea dei diritti dell’uomo ne abbia ordinato il rilascio.

Per milioni di curdi e membri di altre minoranze come assiri/aramaici/caldei, armeni, aleviti, yazidi e cristiani, ma anche per i turchi colpiti dai combattimenti, c’è speranza di porre fine alla violenza. Chiediamo allo Stato turco di cogliere questa opportunità storica.

Anche i governi della NATO, in particolare quello tedesco, sono chiamati a sostenere una soluzione pacifica. A causa del suo sostegno politico e diplomatico e delle forniture di armi alla Turchia, la Germania condivide la responsabilità di tutti i crimini commessi dallo Stato turco contro i curdi e altre minoranze. Il governo tedesco dovrebbe quindi esercitare pressioni sulla Turchia affinché cessi gli attacchi in corso contro i curdi, al fine di creare condizioni migliori per porre fine alla violenza.

Negli ultimi giorni la Turchia ha continuato ad attaccare le aree curde nel nord della Siria. Secondo l’organizzazione partner dell’APM con sede nel Regno Unito, l’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), sabato il ponte di Qara Kozak sull’Eufrate è stato colpito da almeno 90 proiettili. Il giorno prima dell’appello di Öcalan, i droni da combattimento turchi avevano attaccato le posizioni delle Forze Democratiche Siriane (SDF) vicino ad Ash-Shaddadi, nel nord-est della Siria, uccidendo 12 persone. Le SDF stanno combattendo contro lo “Stato Islamico” (IS).

Questo comportamento dello Stato turco fa temere che possa far naufragare il nascente processo di pace, come ha fatto in passato. I continui attacchi della Turchia ai curdi potrebbero anche rafforzare le forze del PKK che non sono entusiaste dell’appello di Öcalan. Il pericolo maggiore per il fallimento della pace è quindi la fame di potere di Erdoğan. Se Trump dovesse ritirare dalla Siria le truppe statunitensi, che si trovano nella regione per sostenere i curdi nella lotta contro l’IS, Erdoğan invaderebbe di nuovo la Siria, inghiottendo ancora una volta la regione con guerra e devastazione e distruggendo tutte le speranze di porre fine alla violenza.

La fine della criminalizzazione dei curdi da parte del governo tedesco e dell’UE potrebbe essere molto utile per il processo di pace. Tutti i governi europei se vogliono davvero sostenere l’incipiente processo di pace, dovrebbero almeno esaminare quali divieti sulle attività del PKK devono essere sospesi per promuovere il processo di dissoluzione del PKK, che la Turchia e i suoi sostenitori classificano come organizzazione terroristica.

Giovedì (27 febbraio), Abdullah Öcalan, dalla sua detenzione sull’isola-prigione turca di Imrali, nel Mar di Marmara, ha invitato il PKK curdo, da lui fondato nel 1978, a deporre le armi e a sciogliersi come organizzazione per avviare un processo di democratizzazione in Turchia. Questo appello è stato accolto con favore da molti curdi, ma anche dalla comunità internazionale. La leadership del PKK ha accettato un cessate il fuoco unilaterale sabato 1. marzo.