Bolzano, Göttingen
Circa due anni fa, diverse centinaia di migliaia di persone provenienti dalla regione di Afrin sono fuggite nella regione di Shahbah a nord di Aleppo, nella Siria settentrionale. Ora temono di nuovo per la loro vita, perché circolano voci su accordi segreti aggiuntivi al “Protocollo di Mosca” tra Putin ed Erdogan. Durante i loro colloqui a Mosca lo scorso 5 marzo 2020, i due capi di Stato avevano concordato un cessate il fuoco nella contesa provincia siriana di Idlib.
“Ci sono ora speculazioni nei media di lingua araba, compresi i social media, su un possibile reinsediamento forzato di almeno 125.000 sfollati da Afrin alla provincia siriana centrale, principalmente araba di Raqqa”, riferisce l’esperto della GfbV per il Medio Oriente, il dottor Kamal Sido. Si dice che la Russia abbia fatto appello all’autogoverno curdo nella Siria settentrionale per il reinsediamento dei rifugiati curdi che vivono vicino ad Aleppo. I rappresentanti dell’autogoverno, tuttavia, hanno rigorosamente respinto l’ipotesi del reinsediamento. “L’autogoverno autonomo non può e non vuole reinsediare nessuno con la forza”, ha spiegato Sido dopo i colloqui con i rappresentanti curdi sul posto. “Tali piani di reinsediamento devono essere categoricamente respinti. I profughi di Afrin vogliono tornare alle loro case, non nel deserto vicino a Raqqa”.
“In realtà, gli ufficiali russi continuano a dire ai manifestanti curdi davanti alle loro postazioni militari a nord di Aleppo che devono lasciare la regione”, ha detto Sido, che ha visitato per l’ultima volta la regione siriana settentrionale nell’aprile 2019. “La paura degli sfollati di Afrin non è quindi infondata”. Non sarebbe la prima volta che Putin ed Erdogan prendono accordi a spese della popolazione civile. I due capi di stato sembrano usare i profughi per ricattare gli altri paesi.
L’attacco della Turchia alla regione siro-curda di Afrin è iniziato il 20 gennaio 2018. 300mila membri della minoranza curda, così come Yezidi, cristiani e altre comunità religiose sono stati sfollati o sono dovuti fuggire. Da allora, la regione soffre l’occupazione delle truppe turche e delle milizie islamiste in violazione del diritto internazionale.