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Crisi politica in Bolivia. Attivisti per i diritti umani preoccupati per l’escalation

Bolzano, Göttingen, 27 giugno 2024

Protesta indigena per la nuova costituzione boliviana, 20 ottobre 2008. Foto: Edwin Velásquez, CC BY-SA 2.0

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) esprime grande preoccupazione per il presunto tentativo di colpo di Stato in Bolivia. Gli attuali disordini politici in Bolivia sono dovuti a una crisi economica, sociale e politica in corso e a una lotta di potere interna al MAS, il partito al potere. Non è ancora chiaro se si tratti effettivamente di un tentativo di colpo di Stato e cosa ci sia dietro. Ciò che è chiaro è che gli attuali sviluppi hanno esacerbato la crisi politica ed eroso ulteriormente la fiducia del popolo boliviano nel governo e nelle istituzioni politiche. Il governo deve interrompere immediatamente le lotte di potere interne, che hanno portato a scioperi, blocchi stradali e scontri violenti lo scorso anno sotto la guida dell’ex presidente Evo Morales. Per ripristinare una stabilità politica a lungo termine, è essenziale un processo di pace globale che includa le voci delle comunità indigene.

L’ultimo evento si aggiunge a una lunga lista di crisi politiche e tentativi di colpi di stato che non hanno mai permesso al Paese di stabilizzarsi, soprattutto prima della nascita del MAS. Il ripetersi di tali crisi dimostra l’urgente necessità di una struttura politica stabile e inclusiva. Solo se tutti i gruppi della popolazione sono rappresentati politicamente, la Bolivia potrà avere un futuro senza continui sconvolgimenti politici e tendenze autocratiche.

È urgente che il governo boliviano e tutti gli attori politici avviino un dialogo e rispettino i diritti di tutte le comunità indigene. All’inizio del suo mandato, Luis Arce si è dichiarato come il presidente di tutti i boliviani. Invece, sotto di lui le divisioni si sono allargate. Le popolazioni indigene di pianura sono state strutturalmente indebolite e il loro habitat è stato sfruttato. Allo stesso tempo, gli indigeni degli altipiani, in particolare i Quechua e gli Aymara, che costituiscono la maggioranza del governo in termini etnici, sono diventati dominanti. Questo conflitto sta alimentando l’attuale crisi politica.

La lotta per il potere all’interno del partito al potere, in corso dal 2021, ha paralizzato l’intero Paese e ora ha portato a un’ulteriore escalation. La profonda divisione in Bolivia si è manifestata ancora una volta nel 2019, con uno schieramento che ha rivendicato brogli elettorali dopo la controversa rielezione di Evo Morales e un altro che ha invocato un colpo di Stato quando è stato costretto a lasciare il Paese a causa di minacce di violenza. Questa realtà post-fattuale, in cui si mescolano fatti e disinformazione, ha indebolito la fiducia della popolazione nelle strutture politiche. L’emergere di un’opposizione politica è stato sistematicamente minato, cosicché nessun attore nel Paese si offre ora come un mediatore urgentemente necessario tra i gruppi profondamente ostili.