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Turchia – 31. anniversario del massacro di Sivas (2 luglio 1993). I responsabili non devono rimanere impuniti

Bolzano, Göttingen, 1 luglio 2024

Campo profughi nella regione di Shahba, nord di Aleppo, Siria del Nord. Foto: Kamal Sido / GfbV 2019.

In occasione dell’anniversario del massacro della popolazione alevita nella città turca di Sivas, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ribadisce la propria solidarietà alla comunità alevita e chiede ancora una volta che i responsabili siano finalmente assicurati alla giustizia. Il 2 luglio ricorre il 31. anniversario del massacro. Non c’è ancora alcuna prospettiva di giustizia. In Turchia, negli ultimi anni i colpevoli sono stati ripetutamente graziati o il reato è stato considerato prescritto. Ma non c’è prescrizione per i crimini contro l’umanità, e quindi non c’è prescrizione per il massacro di Sivas. Ci sono anche autori del massacro che vivono in Germania e che vogliono sfuggire alla punizione. Le autorità tedesche non devono permetterlo. Il sistema giudiziario tedesco deve ritenere i colpevoli responsabili secondo il principio della giurisdizione universale.

Il 2 luglio 1993, 35 persone sono morte nell’hotel Madimak della città centrale anatolica di Sivas, dato alle fiamme da una folla islamista inferocita. 35 delle vittime erano di origine alevita, due erano dipendenti dell’hotel. Durante l’incendio, l’hotel è stato circondato da migliaia di fanatici, molti dei quali hanno gridato che si trattava delle fiamme dell’inferno in cui sarebbero bruciati gli infedeli. Il massacro di Sivas era chiaramente finalizzato all’eliminazione di una parte della comunità alevita. Gli autori del massacro non devono riternersi al sicuro da un procedimento penale in nessuna parte del mondo. Ancora oggi piangiamo le vittime del massacro e continueremo a batterci per ottenere giustizia.

Circa un milione di membri della minoranza alevita vive in Germania e circa 20 milioni in Turchia. Ancora oggi, gli aleviti in Turchia sono soggetti a discriminazioni, discorsi d’odio e persecuzioni. Il rilascio e l’indulto di molti colpevoli in Turchia dimostra chiaramente che il governo e la magistratura turchi non proteggono la comunità alevita e, al contrario, la osteggiano.