Bolzano, Göttingen, 4 aprile 2025

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) invita la Commissione europea a non anteporre gli interessi economici ai diritti umani fondamentali e a impedire un’ulteriore erosione della legge europea sulla catena di approvvigionamento. Secondo l’organizzazione per i diritti umani, l’attuale decisione della Commissione di rinviare l’entrata in vigore della legge e di discuterne l’allentamento con il pretesto di “ridurre la burocrazia” è preoccupante.
La legge sulla catena di approvvigionamento dell’UE è già stata notevolmente indebolita durante il processo legislativo. Ulteriori allentamenti comprometterebbero la legge a tal punto che rimarrebbe solo un involucro vuoto. Le popolazioni che subiscono lo sfruttamento, la distruzione dell’ambiente e lo sfollamento lungo le catene di approvvigionamento globali di materie prime strategiche continueranno a rimanere senza protezione legale. Le comunità indigene vengono ancora una volta ignorate, nonostante siano le più colpite a livello mondiale dalle industrie estrattive e dalla distruzione ambientale. L’UE sta quindi abbandonando tutti coloro che hanno più urgentemente bisogno di protezione e di strumenti legali.
Anche l’approccio della Commissione europea è preoccupante. Invece di tenere un ampio dibattito democratico, il regolamento Omnibus viene fatto passare in fretta e furia dal Parlamento. Le voci delle organizzazioni per i diritti umani e per l’ambiente, dei rappresentanti delle popolazioni indigene, dei sindacati e delle persone interessate sono state costantemente ignorate, mentre le lobby aziendali stanno chiaramente esercitando una massiccia influenza sulla legislazione.
L’UE deve adempiere alla sua responsabilità globale. Ha bisogno di una direttiva europea sulla catena di approvvigionamento forte e vincolante, senza scappatoie per le imprese, di procedure democratiche trasparenti invece di una legislazione dominata dalle lobby aziendali e di un’attuazione coerente a livello nazionale.
L’APM chiede a tutti gli stati dell’UE di prendere una posizione chiara contro l’annacquamento della direttiva sulla catena di approvvigionamento e di non sostenere la procedura omnibus. Gli stati europei devono sostenere una politica economica all’interno dell’UE che sancisca i diritti umani, gli standard ambientali e la protezione del clima come principi inviolabili. Le popolazioni indigene devono essere viste come alleate, non come uno scomodo ostacolo.