Una data storica per le minoranze e le comunità regionali
Il 9 giugno 1922, a Mariehamn, capitale delle isole Åland il Lagtinget, il consiglio regionale direttamente eletto, si è riunito per la prima volta. Questa data marca l’inizio di un’esperienza specifica nell’assetto dei rapporti fra uno Stato centrale e uno o più territori o comunità regionali al suo interno: l’autonomia territoriale. Nel 1921, la Svezia e la Finlandia si accordarono per una tale formula, concedendo un’ampia autonomia alle isole Åland di lingua svedese sotto la sovranità finlandese. Il 24 giugno 1921, la Società delle Nazioni a Ginevra approvò questa soluzione. Il 10 ottobre 1921, dieci stati firmarono una convenzione sulla smilitarizzazione e neutralità permanente di Åland. Pertanto, le isole Åland da un anno stanno celebrando i 100 anni di autonomia, feste che si concludono proprio oggi, 9 giugno 2022, il “giorno dell’autonomia” tradizionale delle isole autonome.
Con questa data si è aperta la strada ad una nuova forma di rapporto fra Stato e uno o più territori al suo interno, che la stessa Italia avrebbe introdotto nel 1948 nel suo ordinamento costituzionale per quattro Regioni a statuto speciale (il Friuli Venezia Giulia è seguito nel 1963). Per l’applicazione concreta dell’autonomia la Provincia di Bolzano dovette però attendere ancora 24 anni, cioè fino al 20 gennaio 1972, quando entrò in vigore il secondo statuto di autonomia. Solo 20 anni più tardi, nel giugno 1992, l’Austria e l’Italia finalmente dichiararono la fine del contenzioso internazionale. Mentre le isole Åland in questi primi 100 anni di autonomia hanno visto tre riforme generali della sua autonomia ampliandone la portata e collocando il suo sistema fra le autonomie più avanzate del mondo, in Alto Adige dopo 50 anni di secondo statuto si attende ancora una revisione sostanziale di quel compromesso trovato nel 1971 fra Roma e Bolzano. Anche la nostra autonomia è spesso decantata, ma senza dubbi incompleta: tant’è vero che nel Parlamento dal 15.3.2013 giace un disegno di legge costituzionale d’iniziativa dei parlamentari SVP che modificherebbe più della metà di tutti gli articoli dello statuto del 1972.
La storia dell’autonomia ha visto nascere sistemi di autonomia, falliti dopo pochi anni, ed altri sistemi che si sono pienamente affermati risolvendo conflitti violenti e istituendo soluzioni durature. Autonomia territoriale finora è stata introdotta in più di 25 paesi in circa 70 casi. Oggi ne funzionano circa 60 in 19 paesi in tutto il mondo. Il mondo dell’autonomia territoriale è vario e in evoluzione: regioni che sono già autonome oggi si battono per una maggiore autonomia o addirittura per l’indipendenza, altre comunità regionali da decenni lottano per un minimo di autonomia, altre ancora si trovano in crisi gravi che minacciano la loro esistenza.
Dopo un secolo di esperienze concrete con autonomia territoriale si tratta di fare un bilancio intermedio. A partire dall’arcipelago di Åland in Finlandia e dai primi esperimenti di autonomia in Spagna e nell’Europa orientale nel periodo tra le due guerre, per poi procedere con l’introduzione dell’autonomia in vari paesi dell’Europa occidentale dopo la seconda guerra mondiale. Nella storia non sono stati costruiti ponti d’oro verso l’autonomia territoriale. Nella maggior parte dei casi l’hanno preceduta anni di conflitto violento o almeno politico tra lo stato e una minoranza, un popolo minoritario, una comunità regionale. Raramente l’autonomia territoriale è stata donata dall’alto.
Lo scopo originario dell’autonomia: la protezione delle minoranze
Oggi, la protezione delle minoranze linguistiche ed etniche è ancora lontano da quanto richiesto da tante convenzioni e accordi internazionali. I popoli indigeni sono minacciati non solo nella loro cultura e nel loro modo di vivere, ma spesso nella loro stessa esistenza. Quando non potranno più possedere e controllare la loro terra e le loro risorse naturali, saranno privati del loro sostentamento economico. Le minoranze linguistiche nei paesi industrializzati spesso non hanno il quadro giuridico per una protezione completa della loro cultura e della loro lingua. È stato dimostrato che un semplice divieto di discriminazione sul piano individuale non può assicurare la necessaria protezione delle lingue minoritarie. Solo i meccanismi di protezione collettiva sul territorio di insediamento ancestrale forniscono il quadro per la piena uguaglianza con le lingue dominanti o con la lingua di stato. Questo quadro giuridico-politico è fornito, per esempio, da uno stato membro separato di uno stato federale, ma anche dall’autonomia territoriale, in cui diverse lingue sono riconosciute come lingue ufficiali con pari diritti. In generale, l’autonomia può essere considerata come uno strumento efficace per assicurare la protezione delle minoranze, perché la moltiplicazione degli stati non può essere la soluzione per far fronte alla diversità culturale. L’autonomia territoriale senza secessione è un’alternativa praticabile, a condizione che sia strutturata in modo tale che la cultura, la lingua, il modo di vivere, l’identità e i mezzi di sostentamento economico della minoranza o della popolazione minoritaria interessata siano permanentemente garantiti e tutelati.
In lotta per l’autonomia
In alcune regioni d’Europa interi movimenti politici stanno combattendo per l’autonomia, in altre l’autonomia territoriale è sul tavolo dei negoziati fra stato centrale e regione. Molte regioni, minoranze e comunità etniche ripongono oggi le loro speranze in una vera autonomia territoriale. Che si tratti degli ungheresi dello Szeklerland in Romania, dei corsi in Francia, dei musulmani di Pattani nel Sud della Thailandia, dei tibetani in Cina, dei mapuche in Cile e dei curdi della Rojava nel nord della Siria: l’autonomia come forma di autogoverno democratico senza spostamento di confini e secessione è il loro sogno e progetto politico. In altri casi, l’autonomia ha raggiunto i suoi limiti: sulla strada dell’emancipazione nazionale, catalani, scozzesi e curdi iracheni non si accontentano più dell’autonomia. Oggi, oltre le celebrazioni rituali e ricorrenti della propria autonomia, si tratta di esplorare le potenzialità dell’autonomia territoriale nel risolvere i conflitti etnici aperti, senza voler meccanicamente trasferire alcuni esempi di successo su altri teatri di conflitto. Le comunità minoritarie che ambiscono a forme di autonomia possono però far tesoro delle esperienze raccolte nei primi 100 anni di applicazione di autonomia territoriale.
Perché questo libro?
100 anni dopo l’introduzione ufficiale della prima autonomia territoriale in uno stato costituzionale democratico, si può fare un bilancio e azzardare una prospettiva. Questa forma di autogoverno ha funzionato e qual è lo stato dell’autonomia in Europa e nel mondo? Non dovrebbe mancare uno sguardo lucido sugli aspetti negativi della storia dell’autonomia territoriale fino ad oggi: dove ha fallito l’autonomia? Dove è in crisi e dove è rivendicata da una comunità regionale ma negata dallo Stato interessato? Infine, uno sguardo al futuro: dove l’autonomia territoriale potrebbe risolvere i conflitti aperti tra lo stato e minoranze o popoli minoritari al suo interno? Perché tanti stati sono riluttanti a concedere l’autonomia territoriale? Dove, d’altra parte, la semplice autonomia non è più sufficiente per soddisfare la richiesta di autodeterminazione di una regione o di un intero popolo?
Il volume, dopo alcuni chiarimenti introduttivi, si focalizza su alcune regioni autonome esistenti in tutte le parti del mondo. Esamina le crisi e i conflitti che accompagnano l’autonomia territoriale, basandosi sull’analisi di diciotto casi completate da interviste con figure politiche e accademiche di spicco di nove delle regioni interessate. Alcuni degli intervistati occupano da decenni posizioni di primo piano nella politica autonomista, si sono impegnati per molti anni per l’autonomia delle loro regioni d’origine o hanno fatto dell’autonomia uno degli argomenti centrali della loro ricerca. Le loro risposte offrono un’importante chiave di lettura di ciò che l’autonomia significa nella pratica politica.
Dati bibliografici
Thomas Benedikter, Autonomia nel mondo. 100 anni di esperienze con autonomia territoriale
Collana POLITiS e-books, 343 pagine, solo versione digitale, liberamente scaricabile dal sito: www.politis.it
Versioni in lingua tedesca e inglese:
100 Jahre moderne Territorialautonomie – Autonomie weltweit Hintergründe, Einschätzungen, Gespräche
Reihe: Autonomie und Politik / Autonomy and Politics, Bd. 1, 320 S.,
LIT Verlag, Berlin, 29.90 EUR, 29.90 CHF, br., ISBN 978-3-643-25012-4
100 Years of Modern Territorial Autonomy – Autonomy around the World – Background, Assessments, Experiences
LIT Verlag, Berlin, 29.90 EUR, 29.90 CHF, br., ISBN: 978-3-643-91401-9